Non si ritiene un vero musicista, Philipp Blom, benché suoni il violino da sempre. Però da storico appassionato e scrittore di razza, l'acquisto di un antico e pregevole strumento scatena una incontentabile curiosità.
E' un libro decisamente appassionante, Un viaggio italiano di Philipp Blom, recentemente tradotto con grande cura per l'editore Marsilio da Francesco Peri. Sottotitolo, Storia di una passione nell'Europa del Settecento.
Nasce dal colpo di fulmine per un antico violino, acquistato dall'autore in un appartato ma prestigioso laboratorio di liuteria di Vienna; e dal desiderio di scoprire il suo ignoto costruttore, o quanto meno il luogo dove vide la luce. Impresa ardua, perché l'anonimo strumento mostra subito una strana dualità: la mano è sicuramente tedesca, ma qualcosa del suo stile porta ad una bottega italiana. Come l'originale, ed ancor intatta vernice ambrata.
Trecento pagine di appassionante racconto
Questo stimola Blom - noto storico, artefice di testi di larghissima diffusione - ad una lunga, appassionata indagine che lo spinge per mezza Europa ad incontrare autorevoli esperti, confrontare strumenti di varie scuole, consultare raccolte ed archivi on line. Sempre alla ostinata ricerca di un nome, di un volto, di una firma che si rivelano talvolta a portata di mano, ma infine risultano sfuggenti.
Ma al lettore il risultato non importa. In queste 300 pagine sostenute sempre da un ritmo narrativo incalzante, e dall'andamento un po' da thriller, troviamo molto di più. Vale a dire la possibilità di viaggiare attraverso un mondo ed un tempo affascinanti, l'Europa tra Sei e Settecento, dove accadono mille avvenimenti intriganti. E nel quale poco alla volta si stabiliscono, in fertili laboratori, le forme canoniche degli archi come oggi li conosciamo. Atelier magistrali dove accanto a strumenti d'uso corrente, buoni a soddisfare una domanda sempre crescente, nascevano anche strumenti di inarrivabile pregio, ognuno con proprie peculiarità, capaci di sfidare i secoli.
Dai boschi dell'Algovia alle acque della Laguna
E' un affascinante panorama fatto rivivere, nelle sue voci e nei suoi colori, con pagine di appassionante vivacità. Il racconto di Blom salpa dal centro di Füssen in Bassa Baviera, fucina di innumerevoli liutai in parte emigrati altrove a cercar fortuna. Come i Tieffenbrucker, sparsisi un po' ovunque dalla Francia all'Italia. Nel 1493 vi appare un certo Jörg Wolff: forse in realtà si chiamava Jorge Lopez ed era un profugo ebreo, forse portava dalla Spagna la tecnica di costruire l'oud, il liuto.
Dopo averci parlato di questa piccola realtà in cui prosperavano centinaia di botteghe artigiane, prima d'essere afflitta dalla peste e dalla Guerra dei Trent'anni, siamo condotti da Blom in altri luoghi ed attraverso gli anni, alternando il resoconto dei suoi spostamenti di ricerca anche con i sapidi resoconti di viaggi di un tempo. Certamente assai più scomodi e più pericolosi, come l'avventura dell'abate bergamasco Locatelli nel rischioso transito del Sempione, pochi lustri dopo la peste manzoniana. Oppure come i logoranti trasporti di merci dal Nord sino a Venezia, affrontati dal giovane Hanns, immaginario apprendista liutaio bavarese, in cerca di lavoro lontano da casa.
Mettiamo piede nella Vienna leopoldina dove un altro figlio di Füssen, Antony Posch, mise su una prestigiosa bottega. E in certe città come Cremona, Mantova, Milano, dove fioriva la grande liuteria italiana degli Amati, dei Guarnieri, degli Stradivari, in cui si formò il tirolese Jacob Stainer, prima di divenire il massimo fra gli artigiani austriaci.
Siamo ammessi persino in una piccola e silenziosa casa d'aste di Londra, prestigioso sancta sanctorum in cui transitano solo strumenti dai prezzi stellari. Ma alla fine tutti gli indizi – pure quelli che, per un momento, sembrano suggerire nel violino di Blom la mano dell'alsaziano Deconet o del tirolese Goffriller - portano inequivocabilmente nella Venezia di inizio '700.
La Serenissima, vera sagra musicale
Una grande città, cioè, affollata di teatri e di illustri compositori, ma sopra tutto già da due secoli primario centro di produzione di strumenti musicali. Qui da sempre giungevano proprio da Füssen e dall'Algovia in genere, in un lungo e periglioso cammino attraverso le valli alpine, i pezzi semilavorati per assemblare quei liuti destinati alle dimore di mezza Europa.
In seguito poi, arrivavano le migliori essenze lignee - bavaresi, tirolesi, cadorine - per costruire quei nuovi strumenti ad arco che, nel germogliare della musica barocca, conquistavano le compagini strumentali. Una città vivace ed ospitale, dove anche molti artigiani d'Oltre Alpe avevano avviato industriose botteghe, continuamente alimentate da apprendisti dei loro paesi d'origine. E tra questi, sicuramente, l'ignoto creatore del violino di Philipp Blom, divenuto da allievo talentuoso maestro.
Viaggio italiano
Philipp Blom
Marsilio Editore
Pag. 320 - € 19 (ebook € 11,99)